sabato 15 novembre 2014

Marisa Marconi alla 8^ Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea – Città di Campobasso – 2014


Tutti i figli di Dio danzano

Marisa Marconi è stata ufficialmente invitata all'8a Biennale dell'Incisione Italiana Contemporanea, che si terrà a Campobasso, a cura di Floriano De Santi, nel prossimo mese di dicembre. L'artista di Grottammare sarà presente con due opere.

venerdì 14 novembre 2014

Marisa Marconi alla 8^ Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea – Città di Campobasso – 2014


Vaghe stelle dell'Orsa

Marisa Marconi è stata ufficialmente invitata all'8a Biennale dell'Incisione Italiana Contemporanea, che si terrà a Campobasso, a cura di Floriano De Santi, nel prossimo mese di dicembre. L'artista di Grottammare sarà presente con due opere.

mercoledì 2 luglio 2014

Traces and presences by Tonino Ticchiarelli



The crisis generated by the opposition between inner dimension and social reality, by the contrast between "nature" and "culture", elements of the conscience, is a permanent aspect of the human condition revealed by the creative work of Marisa Marconi. By expressing feelings and personal visions, she distills essential images, messages of urgent inner strength impregnated with passion and sentiment. From the binomial "essence-existence" comes the pathos, the substance of her tactile vision. Through a direct relationship with the body and the use of airbrush she creates the nude, subject of monochrome paintings full of signs of time and wear: not just a depersonalized or academic nude but an interior nudity with anxieties, fears and desires. She creates shrouds, human images impregnated with breath and sweat, which give sensual and spiritual emotions. You can get lost in the folds, lost in thought. In Shroud no. 6, the primordial trace of the hand and the trace of the body, a living presence, are linked by a fragile thread, the sense of a time which is both mythical and historical. The restlessness, the setback which are reflected by the pictorial works reappear in the sculptured faces and in the modelled bodies: sexless, timeless and ageless images. The artist, if on the one hand is spiritually connected to the sculpture of the German expressionist Käthe Kollwitz and of the French Germaine Richier, on the other hand makes the Italian sculptural tradition her own: from Donatello to the work of Arturo Martini and Marino Marini. In the portraits in stone and wood, works of greater mimesis, the signs of the alienation, protagonist of the latest works, are already evident. When shaping plaster, a friable material, Marisa Marconi seems to accentuate the fragility of "real life" and creates symbols and products of an elusive and precarious reality. These are works with essential volumes that evoke the drama of Pompeian casts and denounce a dissociated and deforming reality, torn apart and agonizing.

lunedì 23 giugno 2014

Parole, tante, per Marisa Marconi: Giancarlo Bassotti


LE MARCHE E IL XX SECOLO
Atlante degli artisti


Note stilistiche

Artista eclettica, pratica con disinvoltura la pittura, la scultura e la grafica; predilige misurarsi con le problematiche plastiche. Ama confrontarsi con la materialità delle cose, i volumi, la solidità, la compattezza, scegliendo ora il legno, ora il bronzo, la pietra o il marmo e qualsiasi altro materiale. Lo spirito che la anima è quello michelangiolesco, una sorta di neoplatonico bisogno di tirar fuori dalla materia, quella essenzialità, quella scintilla divina di cui ci parlano il mito di Dioniso e le varie versioni della gnosis. La ricerca dell'archetipo, dell'iperuranico mondo delle idee platoniano, muove lo "scalpellare" di Marisa Marconi, teso a portare in superficie la forma, liberandola da ogni materialità, rendendo visivamente percettibile l'essenza che, se non ha evidenza per gli occhi normali, si appalesa invece ben definita a quegli artisti che sanno penetrare nei territori magici dell'oltrevisibile. Allorché sceglie i legni o le pietre, già intravede in esse le forme che vi si sono contenute e le trasforma in dimensioni morfologicamente apparenti; ne rende visibile l'essenza in sintonia con Paul Klee che sosteneva che l'arte degna di questo nome non rende il visibile, ma dissuggella gli occhi sull'invisibile. L'arte non rende il visibile, essa rivela; alla maniera leonardesca rende visibili le cose che non si vedono e rende udibili le cose che non si odono. L'artista non persegue mai l'obiettivo di rappresentare la realtà. Ella indaga nel profondo e si affida all'intuizione di chi guarda, offrendo le sue opere "aperte" dove chiunque può introdursi con i giochi sottili della mente e del cuore.
La figura umana è però figura incerta, indefinita, ottenuta con un costante non-finito michelangiolesco che guarda con attenzione alla tradizione umanistica italiana. È lo stesso esistere, inteso come mutare dello spazio nel fluire del tempo, che determina l'evanescenza delle forme, l'accennare delle pose.

Giancarlo Bassotti

martedì 17 giugno 2014

Parole, tante, per Marisa Marconi: Carlo Melloni e fra' Giancarlo Mandolini


In nome di Francesco. 
L'opera: "Francesco lascia le agiatezze, i suoi abiti e denari scegliendo il silenzio e la meditazione".

"La luce che trafigge la notte nei dipinti di Marisa Marconi sceglie percorsi orientati da una gnosi del tutto personale, che ricostruisce tracce di una memoria sfilacciata dalle molte contaminazioni iconografiche e, tuttavia ne coglie le notazioni salienti. Notazioni di cui l'artista si riappropria dell'istante nella sua pregnanza assoluta, ma nella resa pittorica permangono allo stato larvale di una realtà palpabile eppure sfuggente, epifanie indecifrabili eppure congeniali stupefazione agonistica di chi guarda, miraggi di un presente di cui si attende il desiderato disvelamento".

Carlo Melloni

L'autrice si rifà all'episodio concertante in cui Francesco consegna al padre Pietro di Bernardone, tutto ciò che aveva avuto da lui e rimane completamente nudo dinanzi alla folla, dichiarando: "D'ora in poi invocherò solo: Padre nostro che sei nei cieli". La base della composizione è completamente nera; all'interno si trovano due materializzazioni bianche che, gridando, escono fuori dal nero. In basso Francesco si scorporizza facendo cadere a terra la materia, quasi quantificandola in denari. Inoltre si può intravedere una forte tensione di Francesco verso l'alto, verso il Padre celeste il quale sembra abbracciare il nuovo figlio. le due materializzazioni vengono raffinate e spiritualizzate con la tecnica dell'aerografo.

frà Giancarlo Mandolini

domenica 15 giugno 2014

La "creatura" di Marisa Marconi e Vittorio Amadio: il Museo di Arte Contemporanea "Arteon" a Castel di Lama

Esistono ancora luoghi, per fortuna nostra e delle intelligenze aperte, in cui il concetto di intoccabilità assume la dimensione di puro enunciato. Non spacciano la difesa ad oltranza di rendite di posizione per cultura, non si trasformano in mausolei in cui la polvere e la muffa danno agli oggetti quella patina di vissuto che fa tanto tendenza, non si autoinvestono del fuoco sacro della conservazione degli stili e degli schemi classici. Uno di questi, ma molto più on the road, è Arte On che nasce a Castel di Lama, ma sarebbe potuto nascere in un qualsiasi altro posto, considerata l’estensione extraterritoriale che è nelle sue corde.
Volevamo fortemente uno spazio vivo – ci dice Marisa Marconi, apprezzatissima artista e animatrice di Arte On –, uno spazio che diventasse opportunità, dibattito, valorizzazione di differenze e che potesse essere anche un luogo in cui studiare, capire, modellare, vivere l’arte e arricchirsi delle tensioni ideali che la permeano. Il tutto? Rigorosamente fuori da qualsiasi schema”.
Arte On, infatti, non è un luogo per fruitori passivi, è piuttosto un’occasione rara per gli esseri pensanti di continuare ad esserlo, un momento per cogliere possibilità, un viaggio in un mondo dell’arte contemporanea che ha mille facce, mille sensibilità, mille letture esteriori ed interiori, sconfinate emozioni da assaporare. Questo è uno degli aspetti che ne ha consacrato l’immagine e la sostanza a livello internazionale, ed è sicuramente una delle ragioni per cui gli scambi con artisti provenienti da altre culture e da altri contesti si sono fatti pressoché quotidiani.
Scorrere i luoghi dove Arte On ha portato la sintesi della sua esperienza, dagli Stati Uniti all’Europa fino in Oceania, è come viaggiare lungo una direttrice che ha un solo comune denominatore: l’arte da vivere.
La valorizzazione delle esperienze artistiche locali, altrimenti prigioniere della loro dimensione provinciale, è un altro degli aspetti che ne contraddistingue un impegno mai fine a se stesso, sempre proiettato in un mondo in cui l’intreccio di patrimoni di conoscenza, di tratti, di colori, di sogni, le stesse trepidazioni condivise con altri, sono contemporaneamente uno strumento e un fine, l’inizio di rapporti destinati a durare un periodo infinito, come le immagini che restano vive a dispetto della data della loro collocazione temporale.
L’uso di tutti i materiali possibili, e a volte difficili perfino da intuire come potenziali mezzi di creazione artistica, lo rende anche un luogo di sperimentazione difficile da trovare in qualunque altra parte, e non solo d’Italia, un laboratorio artigianale che, come il rospo delle favole si trasforma in atélier quando l’espressività raggiunge le vette dell’arte, esattamente come il bacio della principessa che materializza all’improvviso un bellissimo cavaliere. Dare foggia artistica alle rocce, al legno secolare che ha retto con la sua compattezza tetti e soffitti, soppalchi e recinti, al gesso, ai metalli, al marmo, all’argilla, al vetro è la dimostrazione ulteriore di quanto il concetto di arte possa essere dilatato e fuoriuscire come lava ardente da vulcani ritenuti spenti e materiali ritenuti inerti, come se il sasso di un fiume non avesse mille anni da raccontare attraverso la forma che l’acqua gli ha regalato e le mani degli artisti hanno modellato.
Arte On è soprattutto un momento da assaporare, fruirne distrattamente sarebbe il risultato di elaborazioni figlie della fretta con cui consumiamo gli oggetti e, in molti casi, la nostra stessa esistenza. Guardare e godere di un Guttuso, di un De Chirico, di un Dalì o di un Mastroianni in uno spazio museale finalmente a dimensione d’uomo, non è cosa di tutti i giorni, e soprattutto non è un’occasione facilmente vivibile alle latitudini in cui è geograficamente collocata.
Arte On propone anche questo e lo fa sommessamente, con la discrezione tipica di chi ritiene l’intelligenza non un inciso ma una risorsa, quella vera, quella unica, utile per non soccombere e indispensabile per non sentirsi solo un passante distratto.


sabato 14 giugno 2014

Marisa Marconi parla di sé e della sua arte. L'intervista a Cecilia Ci del Resto del Carlino



Marisa Marconi e la sua arte: “Così do forma al vento”


Il bianco e il nero e il “colore” che c'è, ma non si vede. Le sue riflessioni in chiaroscuro come un velo di Maya che nasconde la gioia di vivere. Le sue forme in movimento come anelito di libertà. Un'artista genuina che vuole continuare a giocare, a sognare. Ed è tutto quello che oggi chiede alla vita Marisa Marconi. La incontriamo a Castel di Lama dove vive e lavora. *
I suoi lavori sono caratterizzati dalla presenza del bianco e nero, il colore non le appartiene?
Mi appartiene, mi piacciono i colori nelle loro infinite declinazioni, ma ho voluto liberare il mio lavoro dal condizionamento del colore in favore dell'essenzialità. Una sorta di azzeramento della contaminazione visiva per lasciare spazio alle forme nella loro purezza.
In alcuni casi i suoi dipinti sembrano ispirati alle famose macchie di Rorschach, utilizzate come test proiettivo in ambito psicologico. Questo nasce da un viaggio introspettivo che proietti nella pittura?
Nulla a che fare con test psicologici, l'arte è intuizione e poi suggerimento, non mi piacciono definizioni e incasellamenti, non amo nemmeno indicare le opere attraverso titoli, tranne quando non posso farne a meno, come nel caso della mia partecipazione alla raccolta Libertà di espressione. È il fruitore che deve entrare nell'opera, completarla con la sua sensibilità e la sua cultura.
Restando in un contesto psicologico, qual è l'aspetto più importante del suo fare arte? La possibilità di esprimersi con assoluta libertà rispetto a qualsiasi altra situazione, l'impiego di energie e doti che spingono verso..., la sublimazione di sentimenti ed esperienze positive e negative? Oppure?
Senza dubbio il potermi esprimere liberamente nel raccoglimento con me stessa e anche la sublimazione della realtà, con uno sguardo al vissuto quotidiano, a quello personale, alla storia umana tutta.
È stata rapita dal 'sacro fuoco dell'arte' o è stata lei a corteggiarla?
Rapita. Sono stata sempre affascinata da quello che si poteva concretizzare sulla superficie. Come un'idea, una intuizione potesse essere trasformata in un dato visivo. Non ho fatto un percorso accademico, la strada verso la mia scelta è stata un po' più lunga. Ma la mia curiosità mi ha supportato nel tragitto e anche la conoscenza e l'esperienza di molti altri artisti è stata fondamentale.
Quali fatiche e scogli da superare in questo tragitto?
Fatiche? No, molte volte una lotta contro il tempo che non mi basta mai. La mia determinazione, la mia sete d'arte mi hanno fatto superare tutto.
Quali i sogni di Marisa Marconi bambina?
Sono nata a Grottammare, vicino al mare. Mi piaceva osservarlo in tutte le stagioni, quando la superficie era calma e liscia, quando era inquieto e burrascoso e il cielo era cupo. Una barca, una nave che vedevo passare, i pescatori che ritiravano le reti sulla spiaggia piene di pesci. Poi, al di là della strada, c'era la terra meravigliosa, la vegetazione assortita, i campi d'autunno lavorati dalla forza dell'uomo. Era il mio mondo incantato. I miei sogni tra cielo e mare, i viaggi della mente, dove incontravo forme fantastiche che ho portato con me.
Sono questi sogni ad averla condotta sulla strada dell'espressione artistica?
Il sogno è libero, l'arte è libera, esprimermi attraverso il linguaggio artistico è quello che so fare, libera di muovermi senza condizioni, di raccontare emozioni, stimolare ricordi, scavare nella miniera interiore, tradurre tutto in visioni.
C'è nella sua opera una dimensione di partecipazione e di mistero, anche di sofferenza?
La definizione di sofferenza è qualcosa in cui non mi riconosco. Il mistero della vita è qualcosa che accomuna gli uomini e l'espressione dell'arte ci permette di sfiorare la comprensione del non riconoscibile.
Nel suo laboratorio c'è di tutto, sembra una officina d'altri tempi...
È lo spazio che condivido con mio marito, attrezzato per tutto: ceramica, incisione, fotografia, litografia, pittura, scultura... Ci sono cornici e computer, ma io posso lavorare dappertutto, in qualsiasi altro posto.
Pittura e incisione, ma anche scultura. Il suo linguaggio diviene tridimensionale...
Mi piace la materia, sentirla fra le mani e con le mani trasformarla... e con gli strumenti. Scultura e pittura si completano, rispondono ad una esigenza interiore, comunque a un dato sensoriale.
Attraverso la scultura esprime qualcosa di diverso rispetto alla pittura?
Come ho detto, c'è qualcosa che accomuna le due discipline, naturalmente l'incontro con la materia nella scultura è un gioco affascinante. Ogni materiale offre opportunità di espressione distinte rispetto al risultato finale. Diverso è lavorare a tutto tondo, aggredire una superficie piana o una lastra incidendola a puntasecca o a morsura. C'è sempre lo stupore, l'incanto del prodotto finito.
Lei si esprime anche attraverso la grafica, un linguaggio che le ha consentito di dare 'forma al vento'. A cosa rimanda questo 'racconto'?
È un omaggio a Pericle Fazzini, uno scultore mio concittadino, che Giuseppe Ungaretti ha definito 'scultore del vento'.
E non è finita, nel suo percorso professionale c'è la ceramica, una necessità di misurarsi anche con il dio del fuoco?
L'alleanza con il dio del fuoco in realtà è una sfida. Finché non apri il forno non sai come saranno i colori che tu gli hai consegnato insieme alla terra. È allora che esplode l'emozione, bellissimo!
Come nasce il suo museo-laboratorio di Castel di Lama?
Dalla passione mia e di mio marito anche lui artista. Negli anni abbiamo avuto l'opportunità di viaggiare, conoscere artisti, acquistare opere che abbiamo messo a disposizione della comunità come museo, e abbiamo aperto il nostro laboratorio a quegli artisti che vogliono condividere le loro esperienze.
L'arte può contribuire a 'salvare' gli uomini?
L'arte non è una superficie. Può contribuire ad essere liberi, vivere e conoscere la propria identità, percepire la necessità interiore, trovare l'universo.
L'immagine interiore di Marisa Marconi esce allo scoperto nei suoi lavori?
Sicuramente, per chi sa o vuole leggere. Ma non è importante tanto la scoperta della mia interiorità, quanto il messaggio che giunge allo spirito del fruitore.
Secondo il suo punto di vista, c'è differenza fra l'approccio all'arte maschile e a quello femminile?
L'arte non ha sesso, il pensiero, la necessità di essere artista, è indipendente dal genere maschile o femminile.
Si sentirebbe di dire insieme a Violeta Parra “grazie alla vita che mi ha dato tanto...”?
Sì, la coscienza dell'essere, la gioia. La vita è bellissima.



* Intervista a cura di Cecilia Ci. Resto Del Carlino, 13 novembre 2011

sabato 31 maggio 2014

venerdì 30 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi. Le immagini


Emanuele Feliziani


Enrica Loggi


Maria Teresa Urbanelli


Bianca Maria Massi


Il quinto poeta. Al centro Vittorio Amadio





domenica 25 maggio 2014

Marisa Marconi e i poeti... la presentazione di Ombre penombre sfondi e chiarori che vola sui versi


Marisa Marconi, Massimo Consorti, Vittorio Amadio, Bianca Maria Massi, Enrica Loggi, Maria Teresa Urbanelli, Emanuele Feliziani


Marisa Marconi, Massimo Consorti, Vittorio Amadio, Bianca Maria Massi, Enrica Loggi, Maria Teresa Urbanelli, Emanuele Feliziani


Marisa Marconi, Massimo Consorti, Vittorio Amadio, Bianca Maria Massi, Enrica Loggi, Maria Teresa Urbanelli, Emanuele Feliziani


Marisa Marconi, Massimo Consorti, Vittorio Amadio, Bianca Maria Massi


I poeti: Bianca Maria Massi, Enrica Loggi, Maria Teresa Urbanelli, Emanuele Feliziani


La sala della presentazione con "Amadio" sullo sfondo






venerdì 23 maggio 2014

Si allestisce... E oggi la presentazione di "Ombre penombre sfondi chiarori". Catalogo delle opere pittoriche di Marisa Marconi


Marisa "piccola", Pier Giorgio Camaioni e, sullo sfondo, Massimo Consorti


Il maestro Vittorio Amadio, Massimo Consorti e Pier Giorgio Camaioni


Ma oggi sarà tutto diverso



I critici per Marisa Marconi: Carlo Melloni


Marisa Marconi. I fantasmi che vivono in noi




Dal nero profondo delle certezze annientate, risalgono all’evidenza, frammiste ai vessilli delle ambigue primazie d’un tempo, le forme rigonfie di un presente troppo soffocato da fobìe e da psicodrammi esistenziali, per tentare di disvelarne i dettagli identitari. Epifanie di un cosmo che ci appartiene, ma bersaglio di un rigetto provocato da amnesie e disprezzo del tempo perduto, più che dall’angoscia di incrociare gli itinerari di Thanatos, queste presenze emergenti dai misteri psicologizzati della notte ci inseguono nei torbidi meandri delle nostre coscienze dilaniate dai troppi conflitti interiori e non ci offrono alcuna via di scampo. 
Lampi di luce accecanti come flash forano la spessa coltre dell’oscurità e ci sollecitano ad una ricognizione di forme corporee presumibili, volumi frattali, facies antropozoologiche che, a poco a poco, risalgono i sentieri intasati della nostra memoria, la sollecitano ad una presa di (ri)conoscenza di quelle epifanie, non importa se a prezzo di una full immersion dagli effetti talvolta shoccanti. Perché questi coaguli di luce che galleggiano come asteroidi di un buco nero nello spazio indefinito di un tempo senza tempo sono - come sembra in ultima analisi suggerirci Marisa Marconi - semplicemente i fantasmi dei nostri desideri incompiuti, delle nostre voglie represse. Se le cose stanno così, si spiega la voracità voyeuristica con cui osserviamo questi dipinti.




Carlo Melloni
 - Maggio 2007

mercoledì 21 maggio 2014

I critici per Marisa Marconi: Isabella Monti



Marisa Marconi nasce artista autodidatta; ascolta la voce istintiva di una sensorialità che non è insegnata nelle accademie e che non è scritta in alcun programma estetico.
 Come per Murer, soggetto costante della sua operazione artistica è l’uomo visto nella drammaticità della sua esistenza, nel momento dinamico della integrazione, che crea sempre conflitto: tra la libertà dell’essere e la costruzione/costrizione sociale; tra la sua stessa intelligenza e le forze naturali. Le opere sono intrise di questo dissidio - come ne fossero il campo di battaglia -.
Le tracce umane sulle tele sono colte nell’intimità del loro dolore, e non è il volto più espressivo del corpo. La tensione muscolare nella sofferenza affiora dal piano della sua presenza naturale fino a collimare con la concreta sensazione, per il tramite della impronta lasciata sulla tela da un ipotetico corpo contratto, torto, soggetto passivo di una violenza morale e fisica, o per il tramite del legno da cui affiora un corpo in movimento fino all’ultimo muscolo, vitale, caldo, fors’anche sensuale.

Isabella Monti

domenica 18 maggio 2014

I critici per Marisa Marconi: BalthasaR


L’arte come liberazione dell’ansia pubblicitaria




La scultura e la pittura di Marisa Marconi esprimono la convinzione del superamento dell’ansia di artista, che fa dipendere la riuscita dalla lode e dal biasimo della "plebs" impavida e spettatrice.
La Marconi non sposta l’asse del proprio interesse dall’esercizio scultoreo; l’equilibrio, la serenità, la sicurezza del tocco sulla materia sono garantite dal conseguente e risoluto fidarsi unicamente delle aspirazioni che l’animo detta dentro, laddove ha origine la bellezza e la verità dell’essere. La riflessione, il dialogo continuo che la Marconi intraprende con se stessa tende infaticabilmente a liberare la propria anima dall’assillo sempre insorgente delle preoccupazioni esteriori. È l’arte sempre tersa, di bellezza trascendente, che si riverbera nelle linee e nelle masse dinamiche, che tendono a sfuggire ai limiti della costrizione materiale. Inavvertitamente, c’è il riflesso dell’animo che desidera recuperare l’intimità "introversa", che si avvolge nelle forme d’immanenza di se stessa. È il ritorno alla pace interiore come ambizione dell’artista, che costantemente la pone al superamento del richiamo esteriore e della provocazione dell’interesse della pubblicità spocchiosa.
Infine, la sua scultura infrange ogni residuo di plagio o di attesa consensuale, per escludere ogni definizione nell’indistinto magma di produzione soggetto alla classificazione interessata.

Balthasar R.

venerdì 16 maggio 2014

I critici per Marisa Marconi: Mauro Raponi



Marisa Marconi è vicina ad Amadio nella vita, ma nell’arte conserva un pathos esistenziale a cui è estraneo il secondo. I vari materiali scultorei che sceglie, legno, bronzo, marmo, vivono di quel dramma come forme attonite.
Il corpo umano nella scultura della Marconi è però figura incerta, indefinita, ottenuta con un costante non-finito michelangiolesco e, a guardare meglio, per esempio nel ligneo "Autoritratto" dell’85, troviamo forse più di un riferimento alla tradizione umanistica italiana. È lo stesso esistere, inteso come mutare dello spazio nel fluire del tempo, che determina nella sua opera l’evanescenza delle forme, l’accennare delle pose.
Come nei "Sudari", grandi tele monocromatiche aerografate che ripropongono bidimensionalmente un chiaroscuro volumetrico; tracce di corpi forse neanche più materiali. L’intensità della Marconi scaturisce dalla continua volontà di liberare lo spirito dalla sua fisicità, ed è contrasto.

Mauro Raponi

La copertina di "Ombre penombre sfondi chiarori". Presentazione il 24 maggio 2014


L'evento su Facebook

giovedì 15 maggio 2014

I critici per Marisa Marconi: Giorgio Di Genova


... Marisa Marconi, che divide gli stupendi spazi di Palazzo Malaspina col marito Amadio, si applica con uguale impegno nella pittura, nella scultura e nella grafica. Nella presente occasione presenta quattro dipinti all'aerografo ed una scultura in legno di noce, Era, sulle cui superfici si possono ritrovare movimentazioni simili a quelle con cui costruisce i dipinti, nonché i graffi della subbia non distanti da quelli che il bulino attua sulla lastra prima della immersione nell'acido per le debite morsure. Il suo discorso è tutto incentrato sulle presenze delle assenze, che negli iniziali anni Ottanta hanno avuto una prima epifania in quella sorta di sudari, veri e propri distillati somatici, che hanno dato vita al ciclo dell'Obsolescenza. Quasi a voler ribadire che la vita è transuente e che ogni esistenza è destinata a lasciare solo tracce labili, ella in questo ciclo s'è applicata a restituire le frammentarie e frammentate permanenze dell'immagine, non più fisicamente tangibile, ma solo ricordo visivo di ciò che il telo steso sul corpo manteneva tra le pieghe.
Gli effetti della "rugosità" di tale ricerca col tempo hanno talmente affascinato l'artista che s'è fatta prendere dal gioco casuale delle pieghe, le quali sono diventate protagoniste del suo dipingere a discapito della precedente impronta somatica a contatto, con letterale capovolgimento di visione e concezione. Infatti il rapporto con il corpo nella sua pittura soffiata è passato dal sotto al sopra, ossia dalle forme somatiche intraviste sotto il sudario del ciclo dell'Obsolescenza alle pieghe determinate sul lenzuolo dal peso del corpo che vi si era disteso. Da principio sono stati i ritmi irregolari e radiali delle pieghe a interessare la Marconi, la quale su di esse ha pensato di costruire le sue composizioni aniconico-impressive (Flussi 1991), ma subito tali pieghe si sono tramutate ai suoi occhi in spettacolo fascinoso tanto da considerarle addirittura teatralmente, come fa sospettare il titolo di un'opera del '92, che è appunto Andare in scena. ...

Giorgio Di Genova

mercoledì 14 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi: Vittorio Amadio (un po' per gioco, un po' per amore)



Un po' per gioco un po' per amore


Giù
profonda l'elevazione
a dorso di mulo
una via assoluta oltre il tempo
nello spazio infinito


Vittorio Amadio


lunedì 12 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi: Luciano Roncalli


A Marisa Marconi

Il gatto

Dietro i vetri seduto
 desolato di noia un gatto
 l'occhio nel vuoto perduto.
La sua pura anima felina.
Sogna l'impossibile duello
 coi gabbiani striduli 
bassi plananti sulle 
terrazze degli alberghi.

La sua pura anima felina.

Luciano Roncalli (1999)

giovedì 8 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi: Bianca Maria Massi



Da un fremito
di ala nivea
ripara la carne
in folgore di luce.
Impietoso impulso divino
all'ardimento umano.




Bianca Maria Massi

lunedì 5 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi: Maria Teresa Urbanelli



La luce


Cercavo la luce, un’introvabile
alba feconda di memorie e di futuro.
L’ho invocata dagli antri bui della mente,
sprofondata in tortuose riflessioni,
nella notte di ogni notte;
ho varcato confini,
territori inesplorati,
fino a che, inattesa,
non è sgorgata fulgida
dalle feconde mammelle
di ogni essere.
E ho ripreso la vita.


Maria Teresa Urbanelli






giovedì 1 maggio 2014

I poeti per Marisa Marconi: Alessandra Morelli



Gridando faccio ore di fuoco

Nel ritmo siderale si coglie la partitura delle stagioni, dalla fioritura al raccolto, dell’amore, della perdita, del rinnovamento, evocati con la delicatezza interiore di una gestualità impercettibile come l’ombra di una scia celeste. Il silenzio del seme, il fruscio della gemma e l’esplosione della forma, sono movimenti di un unico desiderio di epifania, che l’artista sembra sondare con la fede contemplatrice dei profeti.

Alessandra Morelli

domenica 27 aprile 2014

I poeti per Marisa Marconi: Emanuele Feliziani




Noto che il tuo sesso mi frana indosso in un lampo che sbiadisce e canta
sogno, segni d'altri mondi, monti astrusi che sconosco appena. Che pena
questo sesso fatto tutto su una tela, questo legno che ti premo dentro e
spande vene; le sento innervarsi capovolte e senza scampo, in una vergogna
che lascia il segno e spande muschio al fondo come aerografo d’argento.

Emanuele Feliziani

lunedì 21 aprile 2014

I poeti per Marisa Marconi: Enrica Loggi





Tre luci solamente,
e profili di angeli nel pieno
di una danza che ferve.
Fino al momento in cui si mostrerà
una luna mentita dalle nubi.
Verso il mattino sboccerà il tuo nome.



Enrica Loggi

giovedì 17 aprile 2014

I poeti per Marisa Marconi: Maria Teresa Urbanelli



Creazione

Dai recessi dell’anima,
Nelle notti nebbiose,
Tra moti visionari,
Sul tripode della gioia,
Erompe il verbo,
Incontenibile tripudio.
L’atto della creazione
E’compiuto.



Maria Teresa Urbanelli

martedì 15 aprile 2014

I poeti per Marisa Marconi: Bianca Maria Massi


Oltre l'indefinito,
in un moto circolare,
scalpiccio d'industriose tracce
dona grazia ed ombra
al vivere irrimediabile.

Bianca Maria Massi

martedì 8 aprile 2014

La mostra di Marisa Marconi al Museo Centro Ceramico Fornace Pagliero di Spineto di Castellamonte (TO)




Dopo la pausa invernale, il Centro Ceramico “La Fornace”, in frazione Spineto di Castellamonte (To), riapre i battenti con tre eventi già in calendario e che non mancheranno di replicare il successo degli allestimenti che, negli ultimi anni, hanno portato presso la storica ex fabbrica della ceramica migliaia di visitatori provenienti da tutta Italia, ma anche da diverse nazioni d’Europa, dagli Usa e persino dal Giappone. Da quest’anno “La Fornace” sarà inserita nel circuito “Torino Musei” e godrà di tutte le convenzioni previste così come i tesserati potranno avere, anche qui, le agevolazioni comprese nella carta. Le presenze, in questo modo, verranno trasmesse telematicamente alla banca dati e saranno facilmente documentabili. Daniele Chechi, titolare del Centro Ceramico, spiega: “La Fornace è entrata nel prestigioso circuito Torino Musei la scorsa primavera. Per me è un grande riconoscimento per il lavoro svolto in questi ultimi anni ed è un motivo in più per cercare di portare, anche quest’anno, a Spineto artisti e collezioni di fama internazionale. La mostre su Alberto Giacometti, “Triarte 2” e quella su Domenico e Umberto Mastroianni saranno curate da Floriano De Santi.
Da quest’anno, inoltre, è anche nata ufficialmente l’Associazione Museo Centro Ceramico Fornace Pagliero 1814. Un’ulteriore dimostrazione che il sito è vivo, cresce e pensa al suo futuro impegno nel mondo dell’arte”. Commentando le mostre che interesseranno la primavera e l’estate 2014, Chechi aggiunge: “Ospiteremo un allestimento su Alberto Giacometti dal 26 aprile al 29 Dal 5 luglio a fine settembre Carboni, Marisa Marconi ed Elio Torrieri”. 



domenica 6 aprile 2014

Una scrittrice per Marisa Marconi: Alessandra Morelli



Come la nuda carne nelle notti d’estate

Così è il cielo delle Esperidi nell’opera di Marisa Marconi, sospeso al confine del mondo dal vento scuro dell’Oceano. Il suo segreto pulviscolare veglia sui frutti, sulle fasi lunari, sull’attesa dischiusa all’eco di chissà quali piogge notturne. Il segno accennato, il supporto della tela, il gesto aereo del colore, sono tracce sinestetiche di un suono primigenio, che dona allo sguardo nudo la traiettoria di una qualche Verità.


Alessandra Morelli