lunedì 23 giugno 2014

Parole, tante, per Marisa Marconi: Giancarlo Bassotti


LE MARCHE E IL XX SECOLO
Atlante degli artisti


Note stilistiche

Artista eclettica, pratica con disinvoltura la pittura, la scultura e la grafica; predilige misurarsi con le problematiche plastiche. Ama confrontarsi con la materialità delle cose, i volumi, la solidità, la compattezza, scegliendo ora il legno, ora il bronzo, la pietra o il marmo e qualsiasi altro materiale. Lo spirito che la anima è quello michelangiolesco, una sorta di neoplatonico bisogno di tirar fuori dalla materia, quella essenzialità, quella scintilla divina di cui ci parlano il mito di Dioniso e le varie versioni della gnosis. La ricerca dell'archetipo, dell'iperuranico mondo delle idee platoniano, muove lo "scalpellare" di Marisa Marconi, teso a portare in superficie la forma, liberandola da ogni materialità, rendendo visivamente percettibile l'essenza che, se non ha evidenza per gli occhi normali, si appalesa invece ben definita a quegli artisti che sanno penetrare nei territori magici dell'oltrevisibile. Allorché sceglie i legni o le pietre, già intravede in esse le forme che vi si sono contenute e le trasforma in dimensioni morfologicamente apparenti; ne rende visibile l'essenza in sintonia con Paul Klee che sosteneva che l'arte degna di questo nome non rende il visibile, ma dissuggella gli occhi sull'invisibile. L'arte non rende il visibile, essa rivela; alla maniera leonardesca rende visibili le cose che non si vedono e rende udibili le cose che non si odono. L'artista non persegue mai l'obiettivo di rappresentare la realtà. Ella indaga nel profondo e si affida all'intuizione di chi guarda, offrendo le sue opere "aperte" dove chiunque può introdursi con i giochi sottili della mente e del cuore.
La figura umana è però figura incerta, indefinita, ottenuta con un costante non-finito michelangiolesco che guarda con attenzione alla tradizione umanistica italiana. È lo stesso esistere, inteso come mutare dello spazio nel fluire del tempo, che determina l'evanescenza delle forme, l'accennare delle pose.

Giancarlo Bassotti

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