La scultura e la pittura di
Marisa Marconi esprimono la convinzione del superamento dell’ansia
di artista, che fa dipendere la riuscita dalla lode e dal biasimo
della "plebs" impavida e spettatrice.
La Marconi non sposta l’asse
del proprio interesse dall’esercizio scultoreo; l’equilibrio, la
serenità, la sicurezza del tocco sulla materia sono garantite dal
conseguente e risoluto fidarsi unicamente delle aspirazioni che
l’animo detta dentro, laddove ha origine la bellezza e la verità
dell’essere. La riflessione, il dialogo continuo che la Marconi
intraprende con se stessa tende infaticabilmente a liberare la
propria anima dall’assillo sempre insorgente delle preoccupazioni
esteriori. È l’arte sempre tersa, di bellezza trascendente, che si
riverbera nelle linee e nelle masse dinamiche, che tendono a sfuggire
ai limiti della costrizione materiale. Inavvertitamente, c’è il
riflesso dell’animo che desidera recuperare l’intimità
"introversa", che si avvolge nelle forme d’immanenza di
se stessa. È il ritorno alla pace interiore come ambizione
dell’artista, che costantemente la pone al superamento del richiamo
esteriore e della provocazione dell’interesse della pubblicità
spocchiosa.
Infine, la sua scultura infrange
ogni residuo di plagio o di attesa consensuale, per escludere ogni
definizione nell’indistinto magma di produzione soggetto alla
classificazione interessata.
Balthasar R.
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