domenica 15 giugno 2014

La "creatura" di Marisa Marconi e Vittorio Amadio: il Museo di Arte Contemporanea "Arteon" a Castel di Lama

Esistono ancora luoghi, per fortuna nostra e delle intelligenze aperte, in cui il concetto di intoccabilità assume la dimensione di puro enunciato. Non spacciano la difesa ad oltranza di rendite di posizione per cultura, non si trasformano in mausolei in cui la polvere e la muffa danno agli oggetti quella patina di vissuto che fa tanto tendenza, non si autoinvestono del fuoco sacro della conservazione degli stili e degli schemi classici. Uno di questi, ma molto più on the road, è Arte On che nasce a Castel di Lama, ma sarebbe potuto nascere in un qualsiasi altro posto, considerata l’estensione extraterritoriale che è nelle sue corde.
Volevamo fortemente uno spazio vivo – ci dice Marisa Marconi, apprezzatissima artista e animatrice di Arte On –, uno spazio che diventasse opportunità, dibattito, valorizzazione di differenze e che potesse essere anche un luogo in cui studiare, capire, modellare, vivere l’arte e arricchirsi delle tensioni ideali che la permeano. Il tutto? Rigorosamente fuori da qualsiasi schema”.
Arte On, infatti, non è un luogo per fruitori passivi, è piuttosto un’occasione rara per gli esseri pensanti di continuare ad esserlo, un momento per cogliere possibilità, un viaggio in un mondo dell’arte contemporanea che ha mille facce, mille sensibilità, mille letture esteriori ed interiori, sconfinate emozioni da assaporare. Questo è uno degli aspetti che ne ha consacrato l’immagine e la sostanza a livello internazionale, ed è sicuramente una delle ragioni per cui gli scambi con artisti provenienti da altre culture e da altri contesti si sono fatti pressoché quotidiani.
Scorrere i luoghi dove Arte On ha portato la sintesi della sua esperienza, dagli Stati Uniti all’Europa fino in Oceania, è come viaggiare lungo una direttrice che ha un solo comune denominatore: l’arte da vivere.
La valorizzazione delle esperienze artistiche locali, altrimenti prigioniere della loro dimensione provinciale, è un altro degli aspetti che ne contraddistingue un impegno mai fine a se stesso, sempre proiettato in un mondo in cui l’intreccio di patrimoni di conoscenza, di tratti, di colori, di sogni, le stesse trepidazioni condivise con altri, sono contemporaneamente uno strumento e un fine, l’inizio di rapporti destinati a durare un periodo infinito, come le immagini che restano vive a dispetto della data della loro collocazione temporale.
L’uso di tutti i materiali possibili, e a volte difficili perfino da intuire come potenziali mezzi di creazione artistica, lo rende anche un luogo di sperimentazione difficile da trovare in qualunque altra parte, e non solo d’Italia, un laboratorio artigianale che, come il rospo delle favole si trasforma in atélier quando l’espressività raggiunge le vette dell’arte, esattamente come il bacio della principessa che materializza all’improvviso un bellissimo cavaliere. Dare foggia artistica alle rocce, al legno secolare che ha retto con la sua compattezza tetti e soffitti, soppalchi e recinti, al gesso, ai metalli, al marmo, all’argilla, al vetro è la dimostrazione ulteriore di quanto il concetto di arte possa essere dilatato e fuoriuscire come lava ardente da vulcani ritenuti spenti e materiali ritenuti inerti, come se il sasso di un fiume non avesse mille anni da raccontare attraverso la forma che l’acqua gli ha regalato e le mani degli artisti hanno modellato.
Arte On è soprattutto un momento da assaporare, fruirne distrattamente sarebbe il risultato di elaborazioni figlie della fretta con cui consumiamo gli oggetti e, in molti casi, la nostra stessa esistenza. Guardare e godere di un Guttuso, di un De Chirico, di un Dalì o di un Mastroianni in uno spazio museale finalmente a dimensione d’uomo, non è cosa di tutti i giorni, e soprattutto non è un’occasione facilmente vivibile alle latitudini in cui è geograficamente collocata.
Arte On propone anche questo e lo fa sommessamente, con la discrezione tipica di chi ritiene l’intelligenza non un inciso ma una risorsa, quella vera, quella unica, utile per non soccombere e indispensabile per non sentirsi solo un passante distratto.


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