sabato 15 novembre 2014

Marisa Marconi alla 8^ Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea – Città di Campobasso – 2014


Tutti i figli di Dio danzano

Marisa Marconi è stata ufficialmente invitata all'8a Biennale dell'Incisione Italiana Contemporanea, che si terrà a Campobasso, a cura di Floriano De Santi, nel prossimo mese di dicembre. L'artista di Grottammare sarà presente con due opere.

venerdì 14 novembre 2014

Marisa Marconi alla 8^ Biennale dell’Incisione Italiana Contemporanea – Città di Campobasso – 2014


Vaghe stelle dell'Orsa

Marisa Marconi è stata ufficialmente invitata all'8a Biennale dell'Incisione Italiana Contemporanea, che si terrà a Campobasso, a cura di Floriano De Santi, nel prossimo mese di dicembre. L'artista di Grottammare sarà presente con due opere.

mercoledì 2 luglio 2014

Traces and presences by Tonino Ticchiarelli



The crisis generated by the opposition between inner dimension and social reality, by the contrast between "nature" and "culture", elements of the conscience, is a permanent aspect of the human condition revealed by the creative work of Marisa Marconi. By expressing feelings and personal visions, she distills essential images, messages of urgent inner strength impregnated with passion and sentiment. From the binomial "essence-existence" comes the pathos, the substance of her tactile vision. Through a direct relationship with the body and the use of airbrush she creates the nude, subject of monochrome paintings full of signs of time and wear: not just a depersonalized or academic nude but an interior nudity with anxieties, fears and desires. She creates shrouds, human images impregnated with breath and sweat, which give sensual and spiritual emotions. You can get lost in the folds, lost in thought. In Shroud no. 6, the primordial trace of the hand and the trace of the body, a living presence, are linked by a fragile thread, the sense of a time which is both mythical and historical. The restlessness, the setback which are reflected by the pictorial works reappear in the sculptured faces and in the modelled bodies: sexless, timeless and ageless images. The artist, if on the one hand is spiritually connected to the sculpture of the German expressionist Käthe Kollwitz and of the French Germaine Richier, on the other hand makes the Italian sculptural tradition her own: from Donatello to the work of Arturo Martini and Marino Marini. In the portraits in stone and wood, works of greater mimesis, the signs of the alienation, protagonist of the latest works, are already evident. When shaping plaster, a friable material, Marisa Marconi seems to accentuate the fragility of "real life" and creates symbols and products of an elusive and precarious reality. These are works with essential volumes that evoke the drama of Pompeian casts and denounce a dissociated and deforming reality, torn apart and agonizing.

lunedì 23 giugno 2014

Parole, tante, per Marisa Marconi: Giancarlo Bassotti


LE MARCHE E IL XX SECOLO
Atlante degli artisti


Note stilistiche

Artista eclettica, pratica con disinvoltura la pittura, la scultura e la grafica; predilige misurarsi con le problematiche plastiche. Ama confrontarsi con la materialità delle cose, i volumi, la solidità, la compattezza, scegliendo ora il legno, ora il bronzo, la pietra o il marmo e qualsiasi altro materiale. Lo spirito che la anima è quello michelangiolesco, una sorta di neoplatonico bisogno di tirar fuori dalla materia, quella essenzialità, quella scintilla divina di cui ci parlano il mito di Dioniso e le varie versioni della gnosis. La ricerca dell'archetipo, dell'iperuranico mondo delle idee platoniano, muove lo "scalpellare" di Marisa Marconi, teso a portare in superficie la forma, liberandola da ogni materialità, rendendo visivamente percettibile l'essenza che, se non ha evidenza per gli occhi normali, si appalesa invece ben definita a quegli artisti che sanno penetrare nei territori magici dell'oltrevisibile. Allorché sceglie i legni o le pietre, già intravede in esse le forme che vi si sono contenute e le trasforma in dimensioni morfologicamente apparenti; ne rende visibile l'essenza in sintonia con Paul Klee che sosteneva che l'arte degna di questo nome non rende il visibile, ma dissuggella gli occhi sull'invisibile. L'arte non rende il visibile, essa rivela; alla maniera leonardesca rende visibili le cose che non si vedono e rende udibili le cose che non si odono. L'artista non persegue mai l'obiettivo di rappresentare la realtà. Ella indaga nel profondo e si affida all'intuizione di chi guarda, offrendo le sue opere "aperte" dove chiunque può introdursi con i giochi sottili della mente e del cuore.
La figura umana è però figura incerta, indefinita, ottenuta con un costante non-finito michelangiolesco che guarda con attenzione alla tradizione umanistica italiana. È lo stesso esistere, inteso come mutare dello spazio nel fluire del tempo, che determina l'evanescenza delle forme, l'accennare delle pose.

Giancarlo Bassotti

martedì 17 giugno 2014

Parole, tante, per Marisa Marconi: Carlo Melloni e fra' Giancarlo Mandolini


In nome di Francesco. 
L'opera: "Francesco lascia le agiatezze, i suoi abiti e denari scegliendo il silenzio e la meditazione".

"La luce che trafigge la notte nei dipinti di Marisa Marconi sceglie percorsi orientati da una gnosi del tutto personale, che ricostruisce tracce di una memoria sfilacciata dalle molte contaminazioni iconografiche e, tuttavia ne coglie le notazioni salienti. Notazioni di cui l'artista si riappropria dell'istante nella sua pregnanza assoluta, ma nella resa pittorica permangono allo stato larvale di una realtà palpabile eppure sfuggente, epifanie indecifrabili eppure congeniali stupefazione agonistica di chi guarda, miraggi di un presente di cui si attende il desiderato disvelamento".

Carlo Melloni

L'autrice si rifà all'episodio concertante in cui Francesco consegna al padre Pietro di Bernardone, tutto ciò che aveva avuto da lui e rimane completamente nudo dinanzi alla folla, dichiarando: "D'ora in poi invocherò solo: Padre nostro che sei nei cieli". La base della composizione è completamente nera; all'interno si trovano due materializzazioni bianche che, gridando, escono fuori dal nero. In basso Francesco si scorporizza facendo cadere a terra la materia, quasi quantificandola in denari. Inoltre si può intravedere una forte tensione di Francesco verso l'alto, verso il Padre celeste il quale sembra abbracciare il nuovo figlio. le due materializzazioni vengono raffinate e spiritualizzate con la tecnica dell'aerografo.

frà Giancarlo Mandolini

domenica 15 giugno 2014

La "creatura" di Marisa Marconi e Vittorio Amadio: il Museo di Arte Contemporanea "Arteon" a Castel di Lama

Esistono ancora luoghi, per fortuna nostra e delle intelligenze aperte, in cui il concetto di intoccabilità assume la dimensione di puro enunciato. Non spacciano la difesa ad oltranza di rendite di posizione per cultura, non si trasformano in mausolei in cui la polvere e la muffa danno agli oggetti quella patina di vissuto che fa tanto tendenza, non si autoinvestono del fuoco sacro della conservazione degli stili e degli schemi classici. Uno di questi, ma molto più on the road, è Arte On che nasce a Castel di Lama, ma sarebbe potuto nascere in un qualsiasi altro posto, considerata l’estensione extraterritoriale che è nelle sue corde.
Volevamo fortemente uno spazio vivo – ci dice Marisa Marconi, apprezzatissima artista e animatrice di Arte On –, uno spazio che diventasse opportunità, dibattito, valorizzazione di differenze e che potesse essere anche un luogo in cui studiare, capire, modellare, vivere l’arte e arricchirsi delle tensioni ideali che la permeano. Il tutto? Rigorosamente fuori da qualsiasi schema”.
Arte On, infatti, non è un luogo per fruitori passivi, è piuttosto un’occasione rara per gli esseri pensanti di continuare ad esserlo, un momento per cogliere possibilità, un viaggio in un mondo dell’arte contemporanea che ha mille facce, mille sensibilità, mille letture esteriori ed interiori, sconfinate emozioni da assaporare. Questo è uno degli aspetti che ne ha consacrato l’immagine e la sostanza a livello internazionale, ed è sicuramente una delle ragioni per cui gli scambi con artisti provenienti da altre culture e da altri contesti si sono fatti pressoché quotidiani.
Scorrere i luoghi dove Arte On ha portato la sintesi della sua esperienza, dagli Stati Uniti all’Europa fino in Oceania, è come viaggiare lungo una direttrice che ha un solo comune denominatore: l’arte da vivere.
La valorizzazione delle esperienze artistiche locali, altrimenti prigioniere della loro dimensione provinciale, è un altro degli aspetti che ne contraddistingue un impegno mai fine a se stesso, sempre proiettato in un mondo in cui l’intreccio di patrimoni di conoscenza, di tratti, di colori, di sogni, le stesse trepidazioni condivise con altri, sono contemporaneamente uno strumento e un fine, l’inizio di rapporti destinati a durare un periodo infinito, come le immagini che restano vive a dispetto della data della loro collocazione temporale.
L’uso di tutti i materiali possibili, e a volte difficili perfino da intuire come potenziali mezzi di creazione artistica, lo rende anche un luogo di sperimentazione difficile da trovare in qualunque altra parte, e non solo d’Italia, un laboratorio artigianale che, come il rospo delle favole si trasforma in atélier quando l’espressività raggiunge le vette dell’arte, esattamente come il bacio della principessa che materializza all’improvviso un bellissimo cavaliere. Dare foggia artistica alle rocce, al legno secolare che ha retto con la sua compattezza tetti e soffitti, soppalchi e recinti, al gesso, ai metalli, al marmo, all’argilla, al vetro è la dimostrazione ulteriore di quanto il concetto di arte possa essere dilatato e fuoriuscire come lava ardente da vulcani ritenuti spenti e materiali ritenuti inerti, come se il sasso di un fiume non avesse mille anni da raccontare attraverso la forma che l’acqua gli ha regalato e le mani degli artisti hanno modellato.
Arte On è soprattutto un momento da assaporare, fruirne distrattamente sarebbe il risultato di elaborazioni figlie della fretta con cui consumiamo gli oggetti e, in molti casi, la nostra stessa esistenza. Guardare e godere di un Guttuso, di un De Chirico, di un Dalì o di un Mastroianni in uno spazio museale finalmente a dimensione d’uomo, non è cosa di tutti i giorni, e soprattutto non è un’occasione facilmente vivibile alle latitudini in cui è geograficamente collocata.
Arte On propone anche questo e lo fa sommessamente, con la discrezione tipica di chi ritiene l’intelligenza non un inciso ma una risorsa, quella vera, quella unica, utile per non soccombere e indispensabile per non sentirsi solo un passante distratto.